mercoledì 13 febbraio 2013

La piramide del caffè


Imi è cresciuto in un orfanotrofio nel piccolo villaggio di Landor in Ungheria. Quando arriva alla maggiore età realizza il suo sogno, si trasferisce a Londra e inizia a lavorare alla Proper Coffee, una famosa catena di caffetterie. Imi è schietto, ingenuo, entusiasta e le rigide regole del Manuale del caffè, come l’ordine piramidale della grande azienda, gli sembrano opere di un genio. Illuminanti e rassicuranti assai più del frenetico reticolo di strade londinesi. Vorrebbe fare carriera e svolge con zelo e passione il suo lavoro. Con costanza riesce a preparare un cappuccino sempre più delizioso, a svolgere le sue mansioni con precisione, a trattare in modo impeccabile i clienti.
Purtroppo la realtà londinese e quella della Proper Coffee non sono felici e candide come lo sguardo di Imi e gli procureranno disagio e dolore. Ci vorranno però l’aiuto del collega spagnolo Jordi e della saggia e generosa padrona di casa Lynne perché Imi capisca l’impietosa strategia della Proper Coffee e la sottile crudeltà della capitale londinese.
Quando Imi perderà il lavoro a soccorrerlo ci sarà l’amico iraniano, il libraio Morgan, che coinvolgerà addirittura il Nobel per la letteratura, l’anziana e straordinaria Margaret.
Il loro intervento risarcirà Imi in un finale ricco e strepitoso ma allora Imi guarderà Londra con gli occhi lucidi della verità e della consapevolezza e rimpiangerà Landor. Fuori da quello che solo all’apparenza è un mondo benevolo e intelligente Imi maturerà il desiderio di tornare in quel villaggio di pace, sincerità e semplicità.
Un libro come La piramide del caffè meriterebbe ben altro riassunto e recensione. Peraltro tutti gli orfani di Landor hanno una piccola storia degna di essere letta. Le pagine intrecciano i personaggi e i destini di ciascuno e, per quanto Imi sia il protagonista, tutti i personaggi hanno un significato e un valore come tanti tasselli indispensabili per un perfetto mosaico. Euforie, pene, emozioni si susseguono senza sosta in una narrazione limpida e affascinante che cattura lo spirito.
Nicola Lecca è un grande narratore e un grande osservatore della vita…La piramide del caffè infatti spoglia Londra della superficie aperta, cosmopolita e ospitale per svelarne gli aspetti più duri e misteriosi fino a quella “diplomazia” che falsa le relazioni umane. Lecca scrive una fiaba contemporanea che affonda la lama nell’ipocrisia della società dei consumi, nella solitudine, nel grande mercato degli interessi economici.
Il lavoro alla Proper coffee mortifica i lavoratori, i clienti, il senso della vita. Metafora ideale per smascherare un triste baratro della nostra epoca.
Nonostante i temi forti la trama e lo stile di Lecca sono frizzanti e scintillanti, deliziosamente originali e decisamente irresistibili. L’atmosfera è sempre sapientemente equilibrata: non indulge in toni cupi eppure non addolcisce nulla.
Assolutamente da leggere.

Nessun commento:

Posta un commento