lunedì 8 aprile 2013

Il panico quotidiano


Ci sono letture che sono uno scontro frontale con un fantasma sconvolgente.
Perché ci sono libri che narrano la realtà che divora la mente, il terrore allo stato puro.
Libri di un dramma che si insinua sfrontato e violento nel corso di una vita fino a dettarne il ritmo e a avvolgerla nell’ansia.
Quello di Christian Frascella, Il Panico quotidiano, è uno di questo. Sferzante e veloce come gli attacchi di panico che spezzano il tempo, le forze, gli orizzonti. E pure gli affetti. Sono come una voragine. La paura che balza fuori durante un turno di notte in fabbrica e non smette più di mordere i fianchi, di mandare in frantumi tutto, senza pietà. Il protagonista è in un campo minato, giorno dopo giorno tra un’esplosione e l’altra. Fino all’incontro con un pensionato ex operaio e uno psichiatra attraverso i quali risalirà la china del baratro. Con una fatica immane, naturalmente. Perché sciogliere il terrore vuol dire anche incontrare i brandelli di memoria e dolore.
Il ritmo è vertiginoso. Quasi un urlo. Forse esprime ancora il battito del panico. O risponde al bisogno di liberarsi, con urgenza.
L’esperienza devastante degli attacchi di panico elaborata e consegnata a un libro si rivela un viaggio crudo e intenso per qualsiasi lettore e può rappresentare, o almeno ce lo auguriamo, una chiave di sostegno per chiunque ne provi davvero l’orribile fiato.

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